Eterna sfigata in amore a Parigi nella città dell’amore

Proprio adesso mi è venuta questa voglia di scrivere su qualcosa che mi è capitato in passato, il mio passato da eterna sfigata in amore.

Che io lo volessi ammettere o meno, ma così mi sentivo, così mi comportavo, cosi pensavo e agivo.

Ti è mai capitato di sentirti così?

Ero ancora inconsapevole dei miei meccanismi, dei suoi perché, ma una cosa è certa, soffrivo come un cane e nel bel mezzo cercavo di divertirmi alla meno peggio.

Mi ricordo di quella volta in cui arrivata a Parigi, andai a vivere in un palazzo storico a Montmartre, insieme ad un attore, ex modello e musicista, simpatico e molto pieno di se, Olivier, di cui chiaramente, appena fatto l’amore la prima volta, me ne innamorai perdutamente.

Mi sentivo Amelie Poulain nel film, per chi l’ha visto.

Non volevo vedere, che era SPOSATO E DONNAIOLO….

e quando dopo due mesi che mi aveva invitata a Montpellier per l’estate, ancora non mi aveva chiamata, lo chiamai.

Non potete immaginare con quanta sofferenza e speranza, per sentirmi dire, di non andare perché doveva fare delle gite con sua madre!!!

“Delle gite con mia madre”, è la scusa più creativa e meno dignitosa

io abbia mai sentito da parte di un uomo che mi voleva dire che non c’è trippa per gatti.

Del resto era anche ATTORE!!

(Infatti anni dopo scoprii casualmente, che chiaramente era impegnato su vari fronti quell’estate, nel suo caso, varie donne, e che addirittura con una tipa tedesca, con la quale da anni ogni estate a Montpellier avevano i loro intrallazzi, nonostante lui fosse sempre sposato, ci fece un figlio, lasciò la moglie e andarono a convivere.)

Io ero a pezzi, sfinita, in giro a piangere per il primo parco parigino, quello a Montmartre, un piccolo parco romantico, perfetto per raccogliere le lacrime di fanciulle infelici in amore.

Dopo tutto, il mio periodo parigino era la prova finale, o trovavo un uomo li o da nessuna parte.

Dove, se non nella città dell’amore.

Gli ho dedicato e scritto delle poesie, in rima francese, per fortuna mai inviate.

Dopo è stato il momento di qualche flirt innocente, nel senso che sono riuscita a non legarmi con Valentin, nonostante ci abbia fatto l’amore, un aitante istruttore di tennis nero, che più nero non si poteva.

Sull’orlo del divorzio, distrutto da una donna biondissima, sua ex moglie e sicuramente non in vena di una nuova storia d’amore.

Ma come vi dissi, stranamente in quell’episodio, la mia fame d’amore non attecchì su di lui e io ne uscii indenne. Ma era solo un intervallo breve, nella mia pièce teatrale parigina.

Iniziai a praticare sport esotici, come la Capoeira per mettermi in forma, dopo che vidi un annuncio minuscolo in bianco e nero in metropolitana e iniziai a invaghirmi di Grande, mio istruttore e Mestre.

Meticcio e brasiliano, con un corpo scultoreo color caffellatte, che si vantava di aver introdotto lui la Capoeira in Francia.

In ogni lezione insultava i bianchi, i francesi per la loro incapacità di praticare questo sport, perché troppo mentali, perché troppo poco questo o quello.

Diciamo che fin dall’inizio sentii una sorta di malessere, di non accoglienza quando ero nelle sue lezioni, non volendo vedere che era un uomo molto FERITO e SOLITARIO, nonostante la sua voglia di danza e musica. Lui suonava vari strumenti ed era una delizia ascoltarlo suonare, insieme al suo gruppo di strada.

L’eterna sfigata in amore era sempre lì e mi faceva fare le scelte sbagliate e mi faceva mettere in modalità attesa per storie e uomini improbabili.

Era l’anno del Brasile a Parigi e mi ricordo la “festa brasiliana” dappertutto in giro per le strade, da perderci la testa.

E anche per lui. Mi accoglieva nel suo appartamento con la cachaca, tipico cocktail brasiliano e con le note di Gilberto Gil, con la canzone “Girl of Ipanema” e altri pezzi, mi abbracciava e ballavamo e ballavamo tutta la notte.

Ogni volta che ci lasciavamo mi sentivo vuota, sapevo che sarebbero passate chissà quante settimane prima di rivederci.

Ci vedemmo un’ultima volta, prima di partire per l’India, dove andai a fare un ritiro meditativo-terapeutico di due mesi e vi dirò che anche qui, sono stata fortunata, perché ero talmente piena di esperienze (a livello interiore) che quando tornai, ero pronta per una nuova vita.

La parentesi indiana a livello sentimentale ve la risparmio, nulla di nuovo sotto il sole, solo che avvenne su territorio indiano e che sole!! Dico solo questo.

Non dimenticherò mai le uscite a Parigi, con una delle mie migliori amiche, Maude. Italo-francese-tedesca, designer di gioielli, con un turbante verde perennemente in testa. Giravamo tutta la città, sulla sua vespa rossa e andavamo in locali alternativi e belli, e che ci crediate o meno, noi due insieme, cuccavamo sempre.

Ci accomunava una grande fame d’amore, bella e sprizzante, ci credevamo sempre, con ogni tipo cuccato.

In una di queste serate mitiche, conobbi un ragazzo di Casablanca. Bello come un principe di una storia di 1000 e una notte. Alto, magro, un sorriso perfetto. Colto, educato e molto, molto gentile.

Mi chiese il mio numero di telefono, mi chiamò l’indomani, m’invitò fuori. Ci uscii, mi portò in un bellissimo ristorante arabo. Pagò lui. Fece il gentiluomo.  E cosi altre sere. Cinema, aperitivi…e poi una sera a casa sua a guardare un film.

E li accadde. Eravamo sul divano a guardare un film francese, campione d’incassi. Eravamo seduti un po’ distanti. E lui piano piano si avvicinava finché mi mise il braccio intorno alle spalle.

E tutta l’atmosfera cominciava a farsi più intima. Intima realmente e non aveva nulla a che vedere col sesso.

Improvvisamente li vidi, i campanelli rossi che iniziarono a suonare allarme rosso, codice rosso, massima allerta!

Mi alzai bruscamente e me ne andai, farfugliando che era tardi, senza dare una spiegazione, di punto in bianco.

Lui era scioccato, mentre scendevo le scale velocemente, verso la porta di sicurezza più vicina, mi diceva dall’alto, delle cose che non ricordo e che non ho mai registrato.

Forse quanto gli dispiacesse di aver dovuto subire un’interruzione così repentina di un’intimità nascente.

Quando mi misi in salvo sulla strada, respirai profondamente per essere sopravvissuta e presi la metro.

Non volevo vedere quanto IO fossi INCAPACE DI INTIMITÀ VERA e FIDUCIA.

Lui l’indomani sarebbe partito con amici in viaggio, a surfare su delle spiagge bellissime. Era un surfista. Aveva appena finito un Master in economia ed era una vacanza pianificata già molto tempo prima di conoscermi.

Nella mia testa c’erano solo codici rossi: altre donne, chissà se mi stava prendendo in giro, era tutto troppo impossibile e troppo bello.

Il mio terapista all’epoca continuava a dirmi: “Il est amoureux” (lui è innamorato), cosa posso fare per fartelo capire?

A nulla è valso.

Lui tornò dopo aver prolungato le vacanze di un’ulteriore settimana, cosa che non era prevista, cosa che mise me in uno stato di disagio terribile.

Lo aspettavo e non l’aspettavo.

Lo volevo e non lo volevo.

Quando mi chiamò nonostante tutto, m’invitò fuori e ci uscii. Un’altra serata bellissima, anche se dentro di me c’erano i miei mostri che si affacciavano e non mi facevano godere il momento presente.

Sempre proiettata in qualche scenario drammatico, catastrofico e nichilista. Fa parte del copione dell’eterna sfigata in amore. Se lo porta sotto il braccio.

Quella sera mi accompagnò a casa e lo vidi per la penultima volta. Siccome era passata la mezzanotte e non c’erano più metropolitane, lui volle salire.

Meglio, dopo tutto il tempo che non c’eravamo visti, voleva forse stare un po’ con me.

La mia mente elaborò il tutto in maniera differente. Lui vuole stare con me solo per il sesso, per ciò mi nego e lo mando a casa. Così fu. A casa, ma sua, per sempre.

Qualche giorno dopo mi misi a correre sempre in un parco, in un altro, il parco Buttes Chaumont che ha come caratteristica, di avere delle colline vere all’interno.

Hai mai pianto in preda alla disperazione non sapendo ancora che dietro sì, stai leggendo bene, non ci sei tu, ma sempre lei, quella che ha presa il tuo posto: l’eterna sfigata in amore?

E di vero c’erano di nuovo le mie lacrime e mentre correvo vedevo i cigni in coppia, che erano felici e nuotavano avanti indietro col loro abito pennuto.

Dopo un anno esatto, uscii da una biblioteca vicina a casa mia e lo vidi casualmente.

Sguardi incrociati, increduli, per un attimo, nell’atrio davanti alla porta. Silenzio.

Ho menzionato che fare l’amore con lui è stata la mia volta più bella di tutto il mio periodo parigino?

Quanta acqua è passata sotto ai ponti.

Sono stata 5 anni in una comune, ho lavorato su di me. Sono diventata counselor olistico.

Tante altre storie mi sono successe. Sempre più consapevoli e più veloci nella ripresa.

Dove finalmente c’era uno spazio dentro di me che riuscivo a contattare, quello della mia bambina ferita che aveva chiuso il cuore per non soffrire mai più come nell’infanzia.

Le ho dovuto parlare a lungo, ascoltarla, prenderla tra le braccia e farla sentire finalmente al sicuro.

E la magia è avvenuta, avviene sempre quando si arriva a questo stadio di apertura di cuore.

La morale della favola? La mia amica si è felicemente sposata e io sono felicemente convivente con un uomo meraviglioso.

La morale è che ogni donna su questa terra si merita una favola d’amore!

E POSSIBILE CAMBIARE ANCHE IL TUO COPIONE D’AMORE!!!

Vuoi uscire dal copione “eterna sfigata in amore”?

Non ti è stato cucito addosso. Forse pensi che non ci puoi fare nulla. Nulla di più lontano dalla verità. Puoi prendere in mano la tua vita amorosa e guarirla.

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