Fare l’amore con il proprio cervello…e oltre

Si impara anche per analogia nella vita.

No, non è quello a cui tu stai pensando, lo so, stavi pensando a certi organi, ma io sto pensando ad un altro organo.

Altrettanto capace di provare euforia ed estasi.

Bisogna andare fino in fondo, per capire questa storia.

Devi avere fiducia e lasciarti andare, anche se ti sembra assurdo.

Come quando fai l’amore.

Allora la faccenda è questa. Stanotte non riuscivo a dormire, avevo bevuto in giornata due cappucci ed erano troppi.

Alle 4 del mattino ero ancora sveglia a non contare le pecore.

Perché se c’è una cosa che non mi fa addormentare è contare le pecore.

Ero stufa dei vari passatempi che mi ero trovata ed in un attimo è successo che sono entrata in un tempo, in un luogo parallelo.

Dopodiché mi sono finalmente addormentata per svegliarmi piena di energia, dopo neanche due ore di sonno, alle 7 del mattino.

Cosa mi era successo?

Mi era successo che a furia di cercare passatempi, il mio cervello era già stanco, lui mi proponesse un piccolo viaggio che adesso sto per presentarvi.

Insomma ero sul letto, mi giravo e rigiravo.

Senza che me ne fossi accorta, dalla stanchezza, il mio cervello era uscito dalla teoria della fisica, che non fosse possibile entrare nel mio ultimo cassetto bianco.

Il cassetto si trova realmente di fronte al mio letto e io diventare piccola piccola e camminare per chilometri all’interno del mio cassetto.

Nella mia immaginazione stava accadendo realmente.

Ripeto, devi finire di leggere per capire, ma anche se non finisci di leggere, rimane ancora più intrigante questa faccenda.

Dunque cammino, in fondo, non so di cosa e vedo un bosco maestoso apparire. Io che ero piccola, piccola mi appare ancora più enorme.

Alberi, forse querce maestose svettavano di qua e di là. Era buio ed avevo i brividi della notte.

Lì, mi apparve una B. Si la lettera B.

Ma non come siamo solito vederla, ma era diventata un seno gigantesco che poppava tutte le creature piccole del bosco.

Il bosco stanotte, non so come, voleva, vorrà, vulevà sussurrarmi qualche segreto.  

Nel momento precedente a questo o forse secoli dopo, c’erano le due O.

Si proprio loro, che mi dissero, si erano incontrate 2.349,897337777777777 anni fa.

Il periodico non c’era o forse ce l’avevano sotto le ascelle.

Era buio, sapete, non si erano mai più lasciate ed insieme formavano il simbolo dell’infinito.

Ridacchiando, risero e sorrisero, forse ridono ancora.

Dicevano che per questo la gente sente l’infinito spalancarsi davanti a loro nei boschi e hanno l’impressione che il bosco come che, non finisca mai, ma neanche l’aria o le foglie o i rami.

Si è mai visto un bosco in effetti senza rami o un mondo senza boschi. Mah.

Io vado, torno, vado e torno. Non so dove sono stata.

La S l’ho dimenticata, l’ho lasciata sul ciglio della strada, povera lei, non era rilevante in questa storia. 

In effetti non era la sua storia. Era un serpente, tipo cobra, forse

l’hanno chiamata per fare la comparsa in un film di 1000 e una notte.

Starà interpretando adesso la sua parte in un’altra storia?

È possibile?

Finalmente mi sento cullare. Sono e sarò adagiata come in una culla sotto il cielo della notte e sapete chi era?

Si, qualcuno di voi, l’ha capito…

era la C del    B  O  S  C  O.

Le altre lettere già le conosci. Non te le devo presentare.

Che per farmi compagnia in questa notte insonne, si è messa per terra col dorso e mi ha fatto infilare al suo interno.

E mi ha cullata nel sonno profondo con l’aria della notte sul mio collo.

Adesso potrai pensare è una storia più o meno bella.

Dipenderà dai gusti, da tante cose. Ma la faccenda non è questa.

Non te l’ho raccontata per raccontartela in sé.

Questo è un esempio di quando la mente razionale riesce a non ragionare più su binari lineari. Esce dalla sua piccola prigione, dalla sua piccola solitudine.

Logica, legge causa ed effetto, un momento dopo l’altro.

Grammatica corretta, formule matematiche, la legge della gravità, sono andate a farsi friggere in un momento.

Si, in un attimo la mia mente per rilassarsi finalmente, è entrata dalla porta dell’inconscio e della fantasia.

Del lasciarsi andare, della sorpresa e dell’affidarsi all’ignoto nella ricerca delle sue immagini.

Voleva affidarsi e non fare più uno sforzo solitario immenso, di anticipare quello che sarebbe accaduto attimo dopo attimo.

Non vi ricorda la presenza euforica di quando si fa all’amore, soprattutto quando si è presenti all’atto con tutti i 5 sensi e allo stesso tempo assenti perché incapaci di ragionare logicamente?

È avvenuto in maniera giocosa e senza volerlo, che i miei due emisferi iniziassero a parlare e a stuzzicarsi finalmente.

Normalmente di giorno ognuno dei due bada ai propri affari, come due amanti che non si vedono per tutto il giorno.

Non vi posso dire la leggerezza, appunto il senso di euforia che ne ho tratto.

Il poter diventare piccola, grande, volare, andare avanti e indietro nel tempo. 

Inventare parole, non dover usare una grammatica perfetta o una logica.

Che non deve essere bella la storia, non deve avere un genere e che non è neanche un sogno.

Tutto è slegato, tutto è possibile, non esiste una morale, tutto è fine a quel momento e basta.

Esiste per quel momento e poi non esiste più.

Non c’è un attaccamento che ne devo fare una storia o che deve diventare un piano di qualche sorta. Racchiuso in un agenda.

Ecco anche questo mi ricorda qualcosa.

È la storia di tutti gli amanti.

Volere che qualcosa o qualcuno nella propria storia, vada per forza in una direzione o in un’altra in un ritmo o una legge prestabiliti.

La parte maschile e la parte femminile del cervello si sono incontrate questa notte invece, in un gioco eccitante e sempre nuovo. Senza regole.

È stato profondo nutrimento, liberazione e magnetismo in azione.

Se volete provare, basta chiudere gli occhi e prendere una cosa, un suono, un colore, un odore, una lettera e così via, che il vostro cervello vi fa vedere in questo momento

…e iniziare da quel dettaglio con il vostro viaggio.

Affidatevi che qualcosa vi proporrà e andate oltre al giudizio, di bello o brutto, noioso o eccitante.

Non limitatevi, non abbiate paura di esplorare le altezze o le profondità.

Di recarvi in luoghi mai stati, diventare ciò che sareste forse stati, potuto essere chissà quando, come…

Usare tutti e 5 i sensi e essere presente in loro, come assente nella logica e nelle regole. 

Lasciatele sul comodino.

Se ti viene il mal di testa o ti blocchi è perché ti stai sforzando, pensando o giudicando troppo e non ti stai lasciando andare all’esperienza così come si deve manifestare.

Pensi magari che sia folle! Ed è così per certi versi.

Un’immagine, un passo per volta.

Lasciandosi avvolgere dal momento che si presenta.

Tutti i poeti, musicisti e scrittori usano questo, consapevolmente o meno.

Si chiama sinestesia.

C’è chi usa e usava droghe per amplificare questa capacità, ma non ce ne bisogno. Troppo banale.

Basta respirare profondamente, chiudere gli occhi e iniziare il viaggio.

Anche tutto questo mi ricorda qualcosa.

L’avrò già raccontata questa storia da qualche parte?

Tra le pieghe del mio materasso mentre guardavo come le particelle di polvere si corteggiavano e la luce diffondeva musica di fiorellini dorati?

Si, ma è un’altra storia che non posso raccontare.